Sindi Karaj



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Freelance graphic/editorial designer and art director born in Albania and raised in Italy working in the fields of culture, photography, contemporary art and publishing.

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Fortunato Depero.
Sete di Futurismo | Fame d’America





Visual assets and catalogue design of the exhibition "Fortunato Depero. Sete di Futurismo | Fame d’America" curated by Federico Zanoner and Luca Bochicchio





The exhibition carries out a thorough investigation into the work of the celebrated painter, sculptor and designer Fortunato Depero (Fondo, 1892 - Rovereto, 1960). The project, which includes a wide selection drawn from the Futurist heritage preserved at the Mart in Rovereto, traces the evolutionary arc of Depero's artistic research from the 1910s to the 1950s, paying particular attention to themes related to the table, food and the places of its consumption.
The exhibition route restores a chronological narrative that begins in 1914, when Fortunato Depero encountered the Futurist movement in Rome. The “thirst for Futurism” accompanies the artist to Rovereto, where in 1919 he founded the Casa d'Arte Futurista Depero, realizing a total art incubator that extends from painting to applied and decorative arts. Evidence of this in the exhibition is the 1922 installation of the Cabaret del Diavolo in Rome and the 1924 decoration of Bar Bristol in Merano.

In the 1920s, with the emergence of advertising art, Fortunato Depero inaugurated a successful collaboration with several companies, including Campari, where the artist deployed the ironic creative imagination that made him famous and contributed to the international success of the iconic aperitif.




Nel 1928 Fortunato Depero approda a New York, rispondendo alla “fame di America” che da anni lo assilla. Immerso nell’atmosfera della Grande Mela, caratterizzata dai fast-food, dal proibizionismo e dai banchetti nei grattacieli, l’artista si dedica a decorazioni di ambienti e ristoranti, intavolando strategie per promuoversi e intercettare commissioni e affari.
Il rientro in Italia dell’artista nel 1930 porta a un affondo dedicato al tema del cibo, osservato sia attraverso le originali ricette illustrate ispirate alla cucina futurista di Filippo Tommaso Marinetti e Fillìa, sia con un ritorno a motivi più tradizionali, quali le scene di osteria ispirate dal contesto trentino.

Il percorso di mostra si conclude negli anni Cinquanta attraverso altre esperienze pubblicitarie, tra le quali spiccano l’intensa collaborazione con le Cantine Cavazzani e con Braibanti, azienda produttrice di macchinari per la lavorazione della pasta.



Completa il percorso espositivo un corpus di documenti tratti dall’archivio storico dell’artista, che vedono manoscritti, corrispondenze e materiale a stampa affiancare le opere in mostra e accompagnare il visitatore in un itinerario completo attraverso la vicenda artistica e umana di uno dei protagonisti del panorama artistico italiano della prima metà del Novecento.







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